Osteoporosi: Sintomi, diagnosi e prevenzione

L’osteoporosi è una malattia sistemica dello scheletro, caratterizzata da una riduzione della densità minerale ossea (BMD) e della sua resistenza e da un conseguente aumento del rischio di frattura.

Osso sano e osso con osteoporosi

Osso sano e osso con osteoporosi

La resistenza ossea è misurabile attraverso la MOC (mineralometria ossea computerizzata) di cui esistono diverse tipologie, tra cui la più usata è la MOC DEXA (Dual-energy X-ray absorptiometry) con cui si ottiene la stima della densità minerale ossea (BMD), che è strettamente correlata al rischio di frattura. La MOC consiste in un esame indolore, non invasivo, in cui il paziente deve sdraiarsi sul lettino densitometrico appoggiando le gambe su di un apposito sostegno (Figura 2). Un apparecchio sopra al lettino emette i raggi X (o, nelle varianti più moderne, ultrasuoni), la cui capacità di penetrazione permette di misurare la densità ossea in una zona ben delimitata del corpo, solitamente la colonna lombare e il collo del femore.

Lettino densitometrico

Lettino densitometrico

L'esame dura al massimo 10 minuti e permette di ottenere risultati espressi in T- score, che rappresenta la differenza della densità ossea tra il soggetto in esame e la popolazione media di riferimento. Un T-score compreso fra + 2.5 e – 1 è considerato normale; per valori compresi fra – 1 e 2.5 si parla di osteopenia, mentre al di sotto di 2.5 viene posta diagnosi di osteoporosi. La contemporanea presenza di osteoporosi e una o più fratture da fragilità identifica l’osteoporosi conclamata.

Il principale fattore di rischio per fratture da osteoporosi è la riduzione della densità minerale ossea (BMD); a questo si aggiungono numerosi altri fattori, elencati nella .

Fattori di rischio per frattura da osteoporosi

Fattori di rischio per frattura da osteoporosi

Esistono diverse forme di osteoporosi: le più frequenti sono quelle dovute all’età e alla menopausa (osteoporosi post-menopausale e senile), che costituiscono circa il 95% dei casi; il restante 5% è costituito da forme secondarie ad altre patologie (iperparatiroidismo, tumori maligni, malassorbimenti intestinali come celiachia, connettiviti), oppure all’utilizzo di farmaci che aumentano la fragilità ossea (cortisone, litio, chemioterapici, ormoni tiroidei a dosi eccessive, antiepilettici, anticoagulanti, terapie ormonali per carcinoma della mammella) oppure a squilibri nutrizionali (basso peso corporeo, ridotto assorbimento intestinale di vitamina D).

L'osteoporosi si manifesta il più delle volte in maniera asintomatica: inizialmente si ha una diminuzione del tono calcico delle ossa (osteopenia), soprattutto a carico delle vertebre dorso-lombari, del femore e del polso. Le prime manifestazioni compaiono con le fratture: il dolore alle ossa e alla muscolatura, ad esempio, è tipico della presenza di fratture, ma esse possono anche non essere avvertite dall'individuo e facilmente possono avvenire anche al minimo evento traumatico.

E’ fondamentale, pertanto, adottare tutte le strategie di prevenzione dell’osteoporosi:

  1. Attività fisica: praticare sport durante l'età adulta previene il rischio di fratture osteoporotiche;

  2. Assunzione di vitamina D: l'apporto di vitamina D dovrebbe essere pari ad almeno 400-600 UI/die, che è facilmente ottenibile con una corretta esposizione alla luce solare (sono sufficienti 10-20 minuti al giorno). In caso di impossibilità a ciò, dovrà essere assunta dall'esterno come supplementi (solitamente per via orale, qualche volte per via intramuscolare);

  3. Terapia ormonale sostitutiva con estro-progestinici in caso di menopausa precoce;

  4. Effettuare una MOC per le donne al momento della menopausa e per tutti dopo i 65 anni almeno una volta ogni 2 anni, o anche prima nel caso siano presenti più fattori di rischio.

Attualmente, sia a fini preventivi che terapeutici, vengono utilizzati degli algoritmi per il calcolo del rischio di frattura: fra questi il più utilizzato è il FRAX®, che richiede l’inserimento di alcuni dati del paziente (età, peso, altezza, pregresse fratture da fragilità, familiarità per frattura del femore, fumo, presenza di patologie, farmaci o condizioni a rischio di osteoporosi). Infine può essere aggiunto, se presente, il valore della densità minerale ossea misurato sul collo del femore. Tale algoritmo consente di stimare il rischio di frattura a 10 anni, espresso in percentuale e riferito a due tipologie di fratture: quelle osteoporotiche maggiori globalmente considerate (vertebre, avambraccio, femore o spalla) e, più specificatamente, quelle del femore. La raccomandazione è di iniziare una terapia farmacologica per valori di FRAX® superiori al 20% per quel che riguarda le fratture osteoporotiche maggiori (oppure > 3% per il femore), anche se
tale decisione deve essere sempre presa in base al giudizio clinico complessivo. Il FRAX® presenta tuttavia alcuni limiti; per questa ragione in Italia la Società Italiana dell’Osteoporosi (SIOMMMS) ha elaborato alcuni adattamenti dell'algoritmo FRAX con lo sviluppo finale di DeFRA (Figura 3), che consente di documentare in maniera oggettiva la gravità e il potenziale impatto dell'osteoporosi migliorando la percezione del rischio sia da parte del paziente che degli altri operatori sanitari.

Esempio di Defra applicato a una paziente

Esempio di Defra applicato a una paziente